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Comunità energetiche: un’opportunità da cogliere al volo

Comunità energetiche: un’opportunità da cogliere al volo

Le comunità energetiche possono essere reale opportunità per il territorio, per aziende e utenti privati insieme: lo dicono i dati. Lo racconta Alessandro Villa, AD di Elmec Solar, azienda leader nella progettazione e realizzazione di impianti fotovoltaici. Le comunità energetiche in Italia sono pochissime: poco più di una ventina di realtà sperimentali a fronte, ad esempio, delle oltre 8.000 in Germania. Eppure stiamo parlando di una soluzione che presenta moltissimi vantaggi per tutti gli utenti, che siano aziende o famiglie, oltre che per il sistema in generale: per riuscire a sfruttare al meglio le potenzialità, però, è necessario un cambio di paradigma dei consumi energetici e uno studio attento delle esigenze dei componenti della comunità. Un cambio necessario, soprattutto in vista della decarbonizzazione, e che nel nostro Paese non è ancora stato innescato del tutto.

Attenzione alle diverse tipologie di utenze

In una comunità energetica, ne abbiamo parlato anche in altri aritcoli del nostro Greenbox , i tetti degli edifici formano di fatto un unico, grande impianto fotovoltaico, in grado di dare energia a tutti gli utenti collegati, scambiandola e consumandola insieme, attingendo il meno possibile dalla rete esterna. “È necessario fare attenzione al ‘disegno’ della comunità energetica – spiega Villa – per poter consumare al massimo ciò che i pannelli producono. L’ideale è comprendere all’interno della comunità diverse tipologie di utenze, per poter assorbire l’energia prodotta dai pannelli fotovoltaici il più possibile nel momento in cui viene prodotta”. L’ideale è riuscire a combinare le utenze domestiche, che utilizzano l’energia dei pannelli soprattutto nel fine settimana e nei momenti di pausa pranzo, con delle utenze aziendali, che assorbono moltissima energia nelle ore centrali della giornata.

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Una logica vantaggiosa

La comunità energetica è un bisogno che parte dal basso, dai cittadini, ma che va organizzata in modo efficiente, per non disperdere risorse e avere un reale impatto positivo sul sistema – spiega Villa – l’energia prodotta deve essere consumata in quel momento: ecco perché è necessario avere utenti con diverse tipologie di consumo”. Un progetto con una logica win-win: le aziende non sempre hanno abbastanza superficie per installare tutti i pannelli di cui avrebbero bisogno, mentre le famiglie “sprecano” la produzione nelle ore in cui i vari componenti sono fuori casa per le attività quotidiane. Collaborando all’interno di una comunità energetica, ciò che viene prodotto viene immediatamente consumato, in un circolo virtuoso tra utenti. Non solo: oltre a vantaggi di tipo pratico ed economico per chi partecipa alla comunità, si hanno vantaggi anche per la rete esterna, che non è costretta a programmare ampliamenti importanti per far fronte alla decarbonizzazione.

Il ritardo da colmare

In Italia, racconta ancora Villa, stiamo scontando un importante ritardo anche legislativo: solo a fine anno verranno approvati i decreti attuativi per le norme che recepiscono le direttive europee in tema di comunità energetiche, mentre le primissime sono nate in modo sperimentale già nel 2007. Eppure il nostro Paese potrebbe trarre un enorme vantaggio dall’utilizzo pienamente efficiente di questo tipo di impianti. Le stime dell’ultima edizione del Barometro del Fotovoltaico , il documento di Elmec Solar che fa il punto sulla situazione del mercato dell’energia solare in Italia, parlano della possibilità di coprire il 40-45% del fabbisogno energetico italiano solamente con un’organizzazione reale ed efficiente di comunità energetiche su tutto il territorio. Insomma, quella delle comunità energetiche è un’opportunità da cogliere al volo, studiando e progettando anche per recuperare il ritardo su altri paesi, e per andare verso una reale decarbonizzazione. Ce lo chiede il futuro del pianeta, e il nostro presente, fatto di crisi energetica e rincari.

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