Entro il 2050 nel mondo si produrranno 78 milioni di tonnellate di rifiuti di pannelli solari fotovoltaici: sono le stime dell’IRENA (Internationale Renowable Energy Agency), ma non si tratta di un dato solo negativo. A questo, infatti, IRENA lega un’altra stima: 15 miliardi di dollari di giro d’affari. Un legame possibile grazie a due parole, decisive per il futuro prossimo del pianeta: economia circolare.
Un pannello fotovoltaico ha una vita media attorno ai 25-30 anni, ma non è il silicio – principale componente – a “scadere”. Il problema della durata è legato soprattutto a ciò che va oltre la singola cella, come le connessioni elettriche o il collante che tiene unite le celle che, perdendo trasparenza, influisce negativamente sulla qualità del pannello, quindi della resa dell’impianto. Alla fine l’efficienza diminuisce così tanto che non conviene più tenere attivi più questi pannelli. L’Italia è uno dei Paesi più controllati e attenti alla gestione dei pannelli in fine vita, e l’economia circolare, con l’utilizzo dei componenti per pannelli solari fotovoltaici riciclati, sembra essere l’unica soluzione. Anche per la scarsità delle materie prime, si stima una tendenza ancor più marcata nei prossimi decenni al riciclo dei materiali da pannelli esausti, con un valore dei materiali riciclabili che toccherà gli 80 miliari di dollari entro il 2050 (dati Rystad Energy, società indipendente di ricerca energetica e business intelligence con sede a Oslo in Norvegia).
Da un pannello a fine vita si riesce a recuperare circa il 90% del suo peso, recuperando materiali importantissimi come vetro, rame, argento, materiale plastico, alluminio e polvere di silicio. Tutti questi materiali vengono ottenuti attraverso un processo che parte con lo smontaggio, quando il telaio in alluminio e la scatola di giunzione vengono separati dai restanti componenti, macinati in pezzi e ordinati per materiale. I macchinari di ultima generazione dedicati a questo tipo di lavorazione separano ulteriormente le varie parti del pannello prima di macinare i resti, aumentando il tasso di recupero dei materiali. Del resto, in Italia esiste il decreto legislativo 49/2014, che impone di recuperare l’85% del pannello in peso, quindi ci si potrebbe limitare a cornici e vetro. Peccato che siano gli altri materiali, i metalli più preziosi, ad essere realmente redditizi per questa filiera, che si sta sviluppando: per raggiungere il 100% del recupero, oltre alla ricerca tecnico-scientifica, serve anche far sì che queste operazioni risultino economicamente convenienti. E qui si trova un lato positivo nell’aumento dei costi delle materie prime vergini: il riciclo potrebbe diventare decisivo, soprattutto per un paese come il nostro, dove non esistono molti giacimenti di materie prime critiche. Con la situazione geopolitica attuale, poi, è diventato ancora più chiaro che dipendere da un unico produttore può essere decisamente rischioso. Sviluppare tecnologie che riescano a rendere il riciclo più semplice ed efficiente diventa quindi un passaggio fondamentale per il futuro del settore.
Non solo. Secondo Rystad Energy nel 2035 si arriverà ad 1,4 TW di implementazione dell’energia solare: ipotizzando una durata media di 15 anni, dai pannelli installati nel 2020 sarà possibile recuperare materiali tanto da soddisfare la domanda dei materiali nella misura dell’8% del polisilicio, 11% dell’alluminio, 2% del rame e 21% dell’argento. Un processo capace anche di ridurre l’impronta di carbonio dei pannelli solari fotovoltaici cosa che, unita alle politiche fiscali sempre più favorevoli alla decarbonizzazione, non farà altro che rendere ancora più redditizio il riciclo. La rivendita dei materiali riciclati non compensa ancora i costi di trasporto, smistamento e lavorazione, ma con l’aumento dei costi energetici, il miglioramento della tecnologia di riciclaggio e le normative governative si prevede un aumento al 6% entro 15 anni: la stima per l’Europa parla di un valore di 1,4 miliardi di dollari nel 2037. L’economia circolare dei pannelli fotovoltaici, quindi, è destinata a diventare molto interessante per gli investitori, soprattutto nel nostro Paese: l’indipendenza energetica è sempre più vicina, basta continuare a guardare nella direzione giusta.