Cos’è la Grid Parity, quali sono i vantaggi e come sta cambiando il mercato delle rinnovabili.
Con il termine Grid Parity si indica quella particolare circostanza economica in cui il costo di produzione di un kWh di energia da fonte rinnovabile tende a coincidere con il medesimo kWh generato da fonti tradizionali (fossili) o energie alternative (nucleare).
La Grid Parity è dunque un traguardo, un proposito perseguito negli anni da parte di tutti gli operatori del settore delle energie rinnovabili, con lo scopo di arrivare ad essere pienamente concorrenziali con le grandi centrali termoelettriche.
L’ostacolo principale al raggiungimento di questo obiettivo è sempre stato l’elevato costo della tecnologia fotovoltaica. Per questo motivo, sin dai primi anni 2000, le principali economie mondiali hanno iniziato ad introdurre forme di incentivazione per agevolarne la diffusione, spinte dall’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2.
Grazie agli incentivi, agli investimenti degli operatori e ai progressi tecnologici, il fotovoltaico ha vissuto in questi ultimi anni un drastico crollo dei prezzi, oltre il 70% rispetto al 2010, arrivando ad essere considerato alla stregua di una vera e propria commodity, anche a fronte di una tecnologia ormai matura e consolidata.
Naturalmente anche in Italia il mercato ha saputo evolversi. Il 2017 è stato un anno importante per il fotovoltaico nel nostro paese tanto che, nel mese di aprile, è stato inaugurato a Montalto di Castro (VT) un gruppo composto da 5 impianti produttivi capaci di generare 64 MW complessivi di energia.
Questo ha rappresentato un passo decisivo e di rilievo nel settore in quanto era dai tempi dei conti energia che non veniva realizzata un’installazione di queste dimensioni e, a differenza di quanto avveniva in passato, in assenza di incentivi.
La grande novità introdotta da questo evento è stata quella di riuscire a far progredire un modello economico basato sull’installazione di un impianto fotovoltaico di grandi dimensioni avendo, come unica remunerazione economica, la “vendita” dell’energia sul mercato elettrico.
A convincere il fondo d’investimento proprietario dell’impianto (Octopus Energy UK), è stato un insieme di fattori: il ridotto costo della tecnologia, arrivato oggi ai minimi storici, le condizioni ambientali, in particolar modo di irraggiamento eccezionale e le previsioni di incrementi futuri del costo dell’energia sulla borsa elettrica, sono stati driver fondamentali nel processo decisionale.
L’investimento rappresenta una pietra miliare nel mercato elettrico italiano e dimostra che ad oggi, investire in un sistema fotovoltaico Utility-Scale, finalizzato alla produzione di energia elettrica per il sistema-paese, ha senso soprattutto in termini concorrenziali rispetto alle tradizionali centrali termoelettriche.
Il traguardo raggiunto è da ricollocarsi in un processo più ampio di “elettrificazione rinnovabile” grazie al contributo sempre maggiore di tecnologie sostenibili, quali l’energia solare ed eolica, nel soddisfare il fabbisogno mondiale di energia elettrica.
Montalto di Castro non è stato un caso isolato. La stessa cosa si è ripetuta in Messico, in Cile, in Brasile, ma anche in Germania, meno illuminata dal sole ma molto più battuta dal vento.
Non dimentichiamo poi i paesi asiatici. Dovendo recuperare il gap con UE e USA senza compromettere la salute dei propri cittadini, già messa a dura prova come nelle grandi megalopoli di Delhi e Pechino, si è deciso di virare prepotentemente su tecnologie green in alternativa alle tradizionali fonti fossili.
In Europa un forte acceleratore alla transizione verso la Grid Parity è costituito dal famoso pacchetto 20-20-20, voluto dalla Commissione Europea per velocizzare la transizione dei paesi membri verso un’economia quanto più possibile eco-sostenibile.
Proprio a questa direttiva si ricollega la recente bozza del Decreto FER voluta dal Governo che prevede per il triennio 2018-2020 l’introduzione di appositi sistemi incentivanti finalizzati ad una diffusione ancora più marcata delle energie rinnovabili.
La bozza prevede due tipologie di meccanismi di incentivazione in funzione della potenza dei progetti proposti: da un lato i Registri, per impianti di potenza compresa tra i 20 kW ed i 1000 kW e dall’altro le Aste per impianti superiori al MW.
Partendo da una tariffa “massima” ottenibile, si prevede un meccanismo di “proposte al ribasso” da parte degli operatori del settore e da cui si genererà una graduatoria finale di accesso.
Le tariffe previste sono pari a 110 euro/MWh per impianti compresi tra i 20 ed i 100 kW, 90 euro/MWh per impianti tra i 100 kW ed il MW ed infine pari a 70 euro/MWh per impianti di potenza superiore al MW.
Ad oggi, le procedure ipotizzate sono sette, pianificate nei mesi di novembre, marzo e luglio del triennio citato.
Questo meccanismo potrebbe rappresentare un enorme volano per incrementare la diffusione delle energie rinnovabili in Italia e proprio per questo motivo approfondiremo gli sviluppi di tale decreto nei prossimi articoli del blog. Continuate a seguirci.
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