Cielo grigio, giornate corte e brina al mattino: è arrivato l’inverno, e il sole si vede molto meno. Noi indossiamo sciarpe e maglioni pesanti, ma il nostro impianto fotovoltaico cosa farà? Andrà in letargo o riuscirà a soddisfare il fabbisogno energetico anche in questa stagione, magari con la neve?
È ovvio che il fotovoltaico sia amico del sole, infatti il 70% della produzione di un impianto si ha comunque tra aprile a settembre, indipendentemente dalla latitudine. Nel periodo invernale capita di doversi accontentare del 30%, perché si hanno meno ore di luce e anche più giornate di cielo coperto. In inverno spesso c’è anche un innalzamento dei consumi (più luci accese, più asciugatrici, riscaldamento elettrico ecc) dunque l’indipendenza energetica di questo periodo può calare sensibilmente.
È anche vero che nel periodo invernale e con temperature più basse, gli impianti fotovoltaici fanno comunque il loro dovere, e i motivi spiegano anche il successo dei sistemi ad energia solare anche in Paesi più a nord, come Svizzera o Germania, dove gli inverni sono più rigidi: la capacità di trasformare i raggi solari in energia migliora all’abbassarsi della temperatura. Per le proprietà dei materiali utilizzati, la resa diminuisce con temperature superiori ai 25°C: in una giornata estiva, quindi, l’impianto produce complessivamente più energia per la maggiore disponibilità di luce solare, ma con una minore efficienza nelle ore più calde. In inverno, però, la minore esposizione alla luce viene compensata da una resa maggiore, grazie alle temperature più basse che favoriscono l’efficienza. In poche parole: prendendo come esempio l’ora di maggior esposizione (dalle 12 alle 13, per esempio), potremmo notare una produzione maggiore di energia in una giornata soleggiata di gennaio, piuttosto che nello stesso orario a luglio, perché… anche i pannelli hanno troppo caldo per lavorare al meglio.
E come la mettiamo con la pioggia, più frequente in inverno? L’oscuramento causato dalle precipitazioni e dal cielo coperto non azzera del tutto la produzione: i pannelli di ultima generazione minimizzano la riduzione di luce causata dalla perturbazioni, garantendo almeno il 25% della loro produzione. Con un vantaggio in più: la pioggia aiuta a mantenere pulito l’impianto, rimuovendo detriti e sporcizia dalle celle, e quindi migliorando la loro efficienza. I pannelli fotovoltaici, infatti, hanno un rivestimento autopulente, così basterà un po’ di pioggia (o una lavata con un tubo da giardino) per rimuovere lo sporco più comune che a lungo andare potrebbe influire sulla produttività. Un discorso a parte va fatto per la neve o il ghiaccio. La neve infatti è coprente, quindi un eventuale accumulo andrebbe evitato, per non ridurre troppo l’esposizione alla luce: un’operazione che è possibile fare con una spazzola morbida, quando ci troviamo di fronte a nevicate davvero importanti, ma solo e soltanto se il tetto lo permette (la sicurezza prima di tutto!). Consideriamo inoltre che la neve che si accumula sui pannelli è solitamente la prima a sciogliersi, quindi possiamo permetterci di perdere qualche giorno di produzione. Il ghiaccio, invece, è meglio aspettare che si sciolga naturalmente: i rischi di rovinare la superficie dei pannelli sono troppo alti. Per altri tipi di eventi avversi, è bene tenere presente che i pannelli fotovoltaici sono realizzati in modo da poter resistere a raffiche di vento fino a 120 km/h, e vengono testati per la resistenza alla grandine.
Fatte queste premesse, una domanda comunque resta: a parità di potenza, rende di più un impianto al nord o al sud? Al Nord 1 kWp può raggiungere una produzione annuale dai 1.000 ai 1.100 kWh con una media mensile di circa 86 kWh e una giornaliera di 2,8 kWh; al Sud si possono superare i 1.400 kWh annui e raggiungere quasi i 110 kWh al mese e 3,5 kWh al giorno. La differenza, insomma, esiste, ma è meno marcata di quanto ci si aspetti, e l’energia prodotta da un impianto di Milano permette comunque di coprire una buona fetta del fabbisogno energetico annuo di una famiglia media. Per migliorare ulteriormente le cose, è possibile installare un sistema di accumulo: batterie che immagazzinano l’energia prodotta ma non immediatamente consumata, da riutilizzare dopo il tramonto. *In estate si riesce ad essere quasi completamente indipendenti, in inverno ci si accontenta di un 20-30% di autoproduzione. Su base annua si arriva ad un 60-70% di indipendenza per impianti con accumulo. Questo è quello che la tecnologia offre oggi, ma i materiali e l’elettronica migliorano velocemente, e la ricerca in questo campo è molto avanzata. Non solo: è importante tenere presente anche che anche in inverno avere una parte di energia proveniente da un impianto fotovoltaico riduce sensibilmente il ricorso ad energie da fonti fossili, molto più inquinanti. Insomma, non ci sono scuse: l’energia pulita del sole conviene sempre, anche in un grigio inverno lombardo. Alla nostra famiglia e al pianeta.
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