La correlazione tra smog e produzione fotovoltaica è oggetto di studio da diversi anni. I dati rilevati in questo periodo di lockdown parlano chiaro e confermano che la strada verso un mondo più sostenibile e meno inquinato sia rigenerante.
Che lo smog diminuisca la produzione fotovoltaica è un dato di fatto: la polvere, l’accumulo di particolato atmosferico che va a depositarsi sui moduli fotovoltaici, può andare ad inficiare sulla sua produzione fino al 25%.
Un dato emerso da un primo studio in materia effettuato nel 2017 da un gruppo internazionale di scienziati che accesero un campanello di allarme per i Paesi più inquinati: Cina, India e Penisola arabica. Nello studio pubblicato su Environmental Science & Technology Letters, l’ingegner Michael Bergin della Duke University insieme ai colleghi dell’Indian Institute of Technology-Gandhinagar e dell’University of Wisconsin, ha valutato quanto incida lo smog nella resa dei moduli, soprattutto nelle zone affette da alto inquinamento atmosferico.
Oggi una nuova ricerca condotta dall’EHT di Zurigo torna a collegare smog e fotovoltaico ad un nuovo livello: l’aerosol di origine antropica (ovvero polveri e inquinanti vari prodotti da industrie, incendi, traffico) sta avendo un effetto diretto sulla radiazione solare. I ricercatori hanno studiato i dati sull’irraggiamento provenienti da 119 stazioni sul territorio cinese che mostrano come il potenziale fotovoltaico sia calato dell’11–15%, in media, dal 1960 a oggi. Cosa significa questo per un Paese che ha investito tanto (e continua a farlo) nella tecnologia solare? Uno spreco enorme di energia pulita.
Cosa accadrebbe dunque se l’inquinamento atmosferico subisse un drastico calo? Che l’energia solare supererebbe se stessa; esattamente quello che sta succedendo in questo periodo. Un piccolo/grande lato positivo in questa situazione di emergenza.
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L’attivazione di misure di blocco per contrastare l’epidemia da coronavirus, ha portato con se il miglioramento della qualità dell’aria. Con la diminuzione delle emissioni inquinanti, i cieli più limpidi e un’aria più respirabile, gli impianti fotovoltaici hanno subito un booster in fatto di produzione.
A dimostrarlo sono i dati registrati da tre Paesi europei: Inghilterra, Germania e Spagna. Ognuno con il proprio primato.
Il 20 aprile scorso in Inghilterra, il record solare ha raggiunto il picco di 9,68 GW (fonte: progetto Sheffield Solar). “Condizioni meteorologiche ideali e livelli di inquinamento inferiori rispetto alla norma stanno fornendo alla rete quantità record di energia pulita e a basso costo”, ha affermato Chris Hewett, amministratore delegato della Solar Trade Association (STA) britannica. “In un momento in cui la maggior parte di noi lavora in remoto, possiamo dire che l’energia solare sta davvero mantenendo il wifi attivo”.
In Germania invece il cielo limpido ha contribuito a portare gli impianti fotovoltaici a toccare i 32,2 GW, mentre in Spagna la produzione di marzo è stata superiore del 29% rispetto allo stesso periodo nel 2019, raggiungendo un picco di 6 GW.
In Italia stiamo consumando meno energia elettrica, ma consumiamo più energia verde. Secondo l’analisi di Althesys, il rallentamento delle attività produttive, in seguito alle misure di lockdown, ha tagliato bruscamente i consumi elettrici in Italia.
Ma mentre la domanda cala, le energie rinnovabili crescono. Grazie alla priorità di dispacciamento, secondo cui le rinnovabili hanno una sorta di corsia preferenziale per entrare con diritto di precedenza nella rete elettrica, l’energia pulita è riuscita a soddisfare il 42 per cento del fabbisogno nazionale; si tratta di un aumento di 2 punti percentuali rispetto al periodo pre-coronavirus.
Questi dati ci regalano una prospettiva positiva e confermano che la strada verso un mondo più sostenibile e meno inquinato sia rigenerante. Qualche giorno fa il Presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel ha affermato che “Le priorità del digitale e il Green Deal possono essere il pilastro della ripresa economica europea». Ciò significa che le energie rinnovabili ci consentiranno di affrontare una crisi economica senza precedenti. L’associazione di questi temi alla protezione degli orsi polari o all’innalzamento del livello del mare è ormai superata; oggi sono la risposta per la tutela della specie umana.