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Quanto costa NON scegliere il fotovoltaico?

Quanto costa NON scegliere il fotovoltaico?

L’obiezione più diffusa quando si parla di fotovoltaico riguarda i costi di installazione. Con gli incentivi legati alle ristrutturazioni (qui la nostra miniguida), ci sono dei risparmi notevoli, ma gli investimenti necessari restano comunque consistenti. È anche vero però che la domanda potrebbe essere ribaltata: quanto costa NON installare il fotovoltaico?

Energia pulita, meno CO2

Prima di tutto, NON installare un impianto ha dei costi ambientali evidenti: ogni kWh prodotto da un sistema fotovoltaico evita l’emissione di circa 0,53 kg di anidride carbonica rispetto alle fonti fossili. In termini più pratici, la produzione di energia pulita di un impianto da 3 kWp corrisponde ad aver piantato circa 80 alberi. Il costo di una non installazione, in termini ambientali, comincia quindi ad essere consistente. Secondo uno studio condotto all’Università di Utrecht, un pannello impiegherà due anni di funzionamento per il pay-back energetico, cioè per ripagare l’impronta di carbonio generata per produrlo. Stiamo parlando di prodotti creati per durare anche più di 25 anni, quindi dal terzo anno di vita risulta evidente quanto la bilancia energetica penderà a favore del pianeta, perché da lì in poi le emissioni inquinanti necessarie alla produzione di un pannello verranno non solo compensate, ma l’energia prodotta sarà utilizzata al posto di quella derivante da fonti fossili, più inquinanti. Non solo: negli ultimi anni la tecnologia del fotovoltaico è notevolmente migliorata, e la richiesta – in Italia soprattutto grazie al sistema di incentivi dedicati all’efficientamento energetico degli edifici – è aumentata: questo stimola il processo di innovazione, che ha come perno centrale la spinta verso l’economia circolare, quindi il recupero e il riciclo dei materiali degli impianti in dismissione. Un tipo di produzione che aiuta a risparmiare risorse per il pianeta e ad evitare le pratiche costose ed energivore per lo smaltimento dei rifiuti.

Cosa succede alla bolletta

Parlando di costi quotidiani, poi, il confronto con un impianto tradizionale è presto fatto: l’energia viene autoprodotta, quindi non prelevata dalla rete, e se all’investimento iniziale per l’installazione dei pannelli si aggiunge anche un sistema di accumulo, i vantaggi saranno ancora maggiori. Con una batteria abbinata ai pannelli, infatti, l’energia pulita prodotta dal sole sarà a disposizione anche dopo il tramonto. Ecco raggiunto l’obiettivo dell’indipendenza energetica, che di fatto abbatte il prelievo dalla rete, con un conseguente risparmio sulla componente energia della bolletta, che può arrivare al 40% del costo mensile. Con i recenti aumenti relativi proprio al conto energia, è evidente quanto sia possibile risparmiare, sul medio e lungo periodo, dopo aver investito per un impianto fotovoltaico di ultima generazione.

COP26: anche per gli ambientalisti il sole è la strada

In questi giorni, a Glasgow, è in corso la COP26, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici: la commissione per l’ambiente dell’Unione Europea sta chiedendo a tutti i paesi di aumentare i propri obiettivi climatici 2030, in linea con l’accordo di Parigi, per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. A proposito di questo è intervenuto anche Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, indicando come “vera e unica strada che il nostro Paese deve percorrere quella dello sviluppo delle rinnovabili, dell’efficienza e dell’innovazione tecnologica, sia per accelerare la transizione ecologica ed energetica, sia per rispettare gli obiettivi per il clima”. La posta in gioco, quindi, è alta, e non si tratta solo della bolletta di casa, ma della sopravvivenza del pianeta: la transizione ecologica parte dalle scelte dei singoli, e decidere da dove attingere l’energia per la propria casa o la propria azienda è una delle piccole grandi scelte che possono essere decisive per tutti.

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